Schegge di Lola
25 maggio 2008

Avevo appena compiuto nove anni quando i miei nonni mi regalarono Piccole Donne. Credo che all'epoca conoscessi già la storia per averla letta sul Giornalino (ebbene sì, da bambina leggevo Il Giornalino, lo compravo tutte le domeniche a messa, e nonostante questo, non ci crederete, ho una vita sessuale normale).

Per questo, e per il fatto che avevo già visto almeno due o tre volte il film del ’49 con la Taylor, Janet Leigh e June Allyson, Jo rappresentò per anni la donna che avrei voluto diventare. Il primo e forse più importante modello femminile della mia vita… anche fisicamente, con i suoi lunghi capelli castani, feticcio venduto per pochi soldi a un parrucchiere, in una scena memorabile del film.
(“Dove hai preso tutti questi soldi, Jo?” – “Ho venduto qualcosa di mio.” – si toglie il cappello e mostra la chioma arruffata – “I tuoi capelli! La tua unica bellezza!”). Sono vent’anni che cerco di averli lunghi come i suoi, ma evidentemente loro non sono d’accordo, dato che continuano a restare attaccati al pettine con una pervicacia che a Jo avrebbe fatto invidia.

Conseguentemente, a nove anni avevo deciso che da grande avrei voluto fare la scrittrice, come il 20% delle bambine della mia età (il restante 80% era all'epoca equamente ripartito tra: stilista, infermiera, parrucchiera e attrice, carriere oggi sostituite tutte nei sogni delle bambine dalla Velina, che un po' le assomma, nel senso più perverso che si possa loro atribuire).
Proposito ammirevole e imprudente da cui mio nonno mi fece desistere con una perla di saggezza contadina: “Vuoi morire di fame?”. Il mio animo concreto di donna capricorno era sensibile già allora a questo genere d’argomenti, e spostai i miei sogni verso orizzonti più concreti.

Tuttavia Jo resta “l’idea che ho sognato di me stessa”, come dice la signora lassù, o per lo meno lo è stata per tutta la mia preadolescenza.
E’ indicativo che mia sorella Doroty fosse invece sfegatata fan di Amy. Il rapporto di amore/odio che lega le due sorelle nel romanzo è molto simile a quello lega noi due nella realtà... e non posso giurare di non averla mai vista dormire con una molletta da bucato pinzata sul naso.

Se avessi seguito davvero le orme di Jo fino in fondo oggi sarei forse un’insegnante di lettere con l’hobby della scrittura. Sarebbe ingiusto dire che sono contenta di non esserlo, ma certo non rimpiango di non esserlo diventata.
Anche perché mi sfuggivano, allora, le implicazioni sociologiche del suo rifiuto al bel Laurie, che l'amava, e che finì con lo sposare la più femminile, fatua e capricciosa Amy. Non potevo capire quanto Jo precorresse i tempi, con la sua caparbia intenzione di scrivere e andare avanti con le sue gambe rifiutando un vantaggioso matrimonio. Trasporre la sua scelta sul piano moderno significherebbe osare molto di più dal punto di vista della ricerca della propria realizzazione personale fuori dal contesto familiare tradizionale. Cui Jo, seppure tardivamente rispetto alle sue sorelle, approda comunque, com’era inevitabile ai suoi tempi.

Ogni tanto ripenso a me stessa e mi accorgo che ancora mi piaccio quando sono più simile a lei: caparbia, sognatrice e un po' musona.

E penso a quanto sarei diversa se invece che Piccole Donne i miei nonni mi avessero regalato L’Histoire de ma vie di George Sand.

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posted by Lola Bi at 5/25/2008 02:18:00 PM | Permalink |


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