Quel che conta è che, finalmente, ho imparato a fare i tuffi. No, non dal trampolino, e nemmeno dallo scoglio, e neanche dal pattino, e a dirla tutta neanche dalle spalle di qualche generoso e aitante compagno di giochi. In realtà ho imparato a fare i tuffi da ferma, in acqua.
Indossando degli improbabili occhialini azzurri che mi facevano assomigliare a Mario54 mi lanciavo a testa in giù, per affiorare come una sirenetta dopo pochi metri. Cioè, questo è quello che avrei dovuto fare. Sotto gli occhi atterriti di Mikelotta e Amica Profe (La Priora e la Doroty invece si spanciavano educatamente dalle risate) mi lanciavo, arrivavo con il naso a un centimetro dalla sabbia e continuavo ad agitare i piedi fuori dall'acqua.
"Ma perché non riesco ad andare sotto???"
Le risposte al mio interrogativo erano molteplici e non sempre concordanti.
Amica Profe: "Ti devi dare lo slancio con i reni"
La Doroty (cercando di non strozzarsi con la saliva): "Ti devi dare lo slancio con i piedi"
Mikelotta (nonostante la giovanissima età, i suoi due anni di piscina la rendono un'autorevole commentatrice): "Ti butti di panza anziché di testa"
La Priora: "Tira giù i piedi!!!"
Se provavo a tirare giù o piedi, veniva su il culo, affiorando in maniera sconveniente.
Il peggio è stato la mattina del 16, con il costume taglia 46. Il punto è che di sedere avrei una 44, ma nella 44 non mi entra metà delle tette, e quindi comprometto con la 46 (che mi provoca comunque bisecanti nel seno degne di un problema di trigonometria, ma mi arrangio). Al primo tuffo mi sono ritrovata a culo nudo. Ovviamente, se il costume è largo viene giù. Sempre più difficile!!! "Datti lo slancio con i reni, con i piedi, buttati di testa, tira giù i piedi e tira su il costume!!!"
Insomma, dopo aver mostrato le mie grazie posteriori a metà dei bagnanti del lido Cavalluccio, alla fine ho imparato.
Beh, quasi. La Doroty continua a chiedersi perché pur essendo io alta un metro e cinquanta riemergo a non più di un metro e sessanta dal punto in cui mi sono tuffata.
E quei dannati piedi restano fuori. Sabato prossimo proverò a non agitarli come le pinne di una foca monaca impazzita.
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